La vita nova.
Il buio era assoluto, quasi palpabile. Uno scuro profondo senza barlumi lo avvolgeva, mentre avanzava con cautela verso una direzione imprecisata. Un passo dopo l’altro, a sondare il fondo con cautela, le braccia tese davanti a sé, a scongiurare ostacoli improvvisi.
Perché mi trovo qui? – si chiese, – Come ci sono capitato? cercava disperatamente di trovare una risposta a quelle domande, ma la sua mente si rifiutava di collaborare. Non ricordava nulla di nulla del recente passato, solo memorie lontane, fatte di luci e colori.
Si vide bambino, seduto sul gradino dell’uscio, a seguire con lo sguardo l’ondeggiare delle spighe e il fiammeggiare dei papaveri, in un’ampia distesa che dilagava a perdita d’occhio, oltre le siepi di biancospino.
Indossava la maglietta consunta a righe bianche e rosse che aveva assecondato la sua crescita diventando via via sempre più corta e stretta.
Riconobbe, ad una ad una, le galline che razzolavano nell’orto, tra le piante di zucchine e i filari alti di fagioli: Bianchina, Nerina, Rossina, Fortunata, Concetta; c’era pure Gallo Pino.
Non era solo naturalmente: a fianco a lui, sul gradino, l’inseparabile Angelo, che lo fissava con i grandi occhi verdi, attendendo la carezza che gli avrebbe fatto sollevare la coda dritta e tremare le vibrisse.
Angelo, che lo aveva accompagnato per tutta l’infanzia e gran parte dell’adolescenza, che aveva condiviso con lui il panino al salame della merenda, le escursioni fino al canale sotto il castello, le serate estive al canto dei grilli, il tepore del letto nei lunghi inverni gelidi e ventosi.
Angelo pensò quanto mi manchi!
Le immagini del passato, improvvisamente come erano venute, si dissolsero e il buio nuova *
*Per chi volesse sapere che cosa succederà, il racconto è pubblicato sull’Antologia: “I gatti dell’altrove” Mursia editore, commentato da Vittorio Feltri