Era stata una giornata perfetta, pranzo perfetto, temperatura perfetta…e lei era stata gentile con me, più che gentile direi! Non so se mi sono spiegato. Il prato aveva un verde smagliante, una serie di colori che si frammentavano e tornavano a ricomporsi, e io mi sentivo beato.
Poi, d’un tratto mi sono ritrovato davanti ad una enorme vetrata. Come ci fossi capitato ancora non riuscivo a capire; forse ero distratto dall’entusiasmo. Non mi potevo raccapezzare, tastavo la vetrata per trovare la via d’uscita, ma continuavo a imbattermi contro la parete trasparente senza risultato. Che fosse un incubo? Ma certo, doveva essere un brutto sogno. Ad un certo punto mi si è diretta contro un’orribile grassona; aveva in mano uno strumento sconosciuto, che non preludeva a nulla di buono. E difatti ha cominciato a spruzzarmi addosso un gas ripugnante. Perché se la prende tanto con me? Mi sono chiesto. Io non le ho fatto niente e lei mi guarda con quel ceffo, ha anche la pappagorgia e intanto spruzza, spruzza.
Finalmente vedo un bagliore diverso e mi tuffo, eccola la via d’uscita. In men che non si dica sfuggo dall’orribile vetrata e mi ritrovo nuovamente in mezzo al prato. Un miracolo, mi sono detto. Dietro di me la grassona urlava con voce sguaiata: maledette mosche…maledette.
Ma dico, che colpa ne ho io se sono nato mosca?